In molte occasioni, abbiamo registrato la presenza di errori nel calcolo svolto del montante contributivo da parte delle amministrazioni finanziarie delle aziende del personale sanitario, con conseguenziali riflessi pregiudizievoli sulla determinazione Inps dell’emolumento pensionistico spettante al lavoratore al momento della messa in quiescenza.
I motivi di questi errori posso essere i più diversi: dall’omesso accreditamento delle settimane lavorate al mancato riconoscimento delle maggiorazioni, per invalidità o per servizio, ovvero alla neutralizzazione di determinati periodi sfavorevoli e tante altre fattispecie in cui si possono annidare anomalie di conteggio che vanno poi ad incidere, talvolta significativamente, sulla successiva valutazione dell’ente previdenziale.
Tramite la verifica delle buste paga consegnate dall’amministrazione di appartenenza, della certificazione unica rilasciata annualmente oppure dell’estratto contributivo, eventualmente integrato da un semplice consulto con professionisti del settore, sarà quindi possibile eseguire, tenuto conto delle normative anche contrattuali applicabili al caso concreto, la revisione dell’emolumento pensionistico, così da poter avviare, qualora si ravvisino irregolarità in difetto, la domanda di ricalcolo della pensione all’ente previdenziale, con il relativo riconoscimento degli arretrati eventualmente dovuti.
In ogni caso, si consiglia sempre di verificare, perlomeno ogni due anni, le buste paga, la certificazione unica ed il proprio estratto previdenziale in cui vengono attestati tutti i contributi versati per individuare, con immediatezza, eventuali anomalie e porvi rimedio nel più breve tempo possibile.
Vi invitiamo a seguire il nostro webinar sul tema del ricalcolo pensionistico e a contattarci per una prima consulenza gratuita, al fine di valutare insieme se ci siano gli estremi per una rettifica dei calcoli.
Approfondisci il tema anche con l’articolo Ricalcolo pensionistico: gli errori più comuni e le strategie per tutelarsi.